Abbiamo tutti vite complicate |
Immagino che avrete già
visto girare in rete o su whatsapp la filastrocca "Come hai fatto a sopravvivere?" dedicata a chi è stato bambino
negli anni 70 e 80, che illustra la vita di un bambino di allora, meno sicura
ma molto più semplice e spensierata di quella di un bambino di adesso.
Niente air bag,
caschi, seggiolini, cinture di sicurezza. Tutto il giorno si stava fuori a
giocare, non esistevano cellulari e Playstation, si mangiava burro e marmellata
senzaingrassare perché ci si muoveva anziché stare davanti alle televisione, e
i genitori non erano preoccupati se non
vedevano i pargoli per ore.
Da allora è passato
qualche anno e piano piano tutto si è complicato. Quei bambini sono cresciuti e
si sono trovati immersi un mondo completamente diverso da quello della loro
infanzia.
Il contesto è
cambiato, ora c’è maggiore scambio di merci, persone e soprattutto di informazioni
che spingono ad una maggiore cautela. Di fronte a questo nuovo scenario si sono
aggiunte leggi su leggi che limitano fortemente la libertà e soprattutto che
complicano (e non poco) la quotidianità. Abbiamo reso le nostre vite più comode
e sicure con l’aumento della disponibilità di oggetti e servizi, ma a quale
prezzo?
Nel cercare di fare
un elenco di come sono cambiate le nostre abitudini e capire fino a che punto ci
siamo attorcigliati su noi stessi, ho identificato queste categorie di
“complicazioni”.
1) Norme sulla sicurezza
Sono norme che sono
state introdotte a nostra tutela e ormai ci siamo abituati, anche perché
sappiamo che è per una” buona causa”, però aggiungono complessità e soprattutto
costi.
Mentre da una parte
ci siamo rassegnati ad utilizzare casco e cinture di sicurezza, dall’altra ho visto facce abbattute e
rassegnate all’ultima assemblea di condominio davanti ai costi proposti per la messa a
norma dei garage e, ultima chicca, il “cavo linea vita e dispositivi di
ancoraggio” obbligatorio da gennaio 2015 in Emilia Romagna quando si fanno
lavori di ristrutturazione. Certo, chi vuole avere un operaio edile sulla
coscienza? Nessuno credo, per cui meglio arrotondare in eccesso il bonifico
all’amministratore e dormire sonni tranquilli.
Per non parlare di
tutto quello che ruota intorno alla gestione di una caldaia, come già scritto in
un precedente post. E i controlli preventivi sulla salute? Teoricamente dovrebbe passarli il servizio sanitario nazionale ma poi,
visti i tempi di attesa, si finisce per pagarli di tasca propria a causa del
terrorismo psicologico a cui siamo sottoposti.
2) Norme burocratiche
Sono quelle che mi danno più fastidio perché hanno
complicato la vita solo di quelli che le norme le rispettavano già, gli altri invece,
i cosiddetti “furbi”, continuano beatamente a fare quello che vogliono. Non essendo in grado attuare gli opportuni controlli, lo Stato continua ad imbrigliarci con regole su regole che vengono rispettate solo dai "soliti noti".
Prendiamo ad esempio
le norme-zimebello sulla privacy. Si compilano e si danno autorizzazioni firmando fogli su fogli e poi al
telegiornale alla prima occasione viene sbattuto il mostro in prima pagina, o
vengono spifferate intercettazioni finto-segrete senza nessun ritegno.
Ma senza andare a
questi livelli, al centralino di un CAF ho sentito fare domande riservatissime
ad una malcapitata cittadina che voleva compilare l’ISEE con una folla di
curiosi in attesa che non poteva fare a meno di ascoltare.
3) Oggetti che aumentano il benessere. Solo per citarne alcuni:
- Oggetti per l’automobile: finestrini elettrici, aria condizionata, sensori di parcheggio,
navigatore satellitare, gomme termiche. Tutto elettrico, tutto automatizzato.
Peccato però che se non ti sposi un elettrauto o un meccanico ogni 3x2
all’uscita del lavoro devi passare a farti controllare la vettura per qualche
problemino.
- Informatica: telefonini, pc, tablet, smartphone. Splendidi, finchè funzionano, perchè
poi quando smettono di funzionare ci fanno capire quanto è aumentata la nostra
dipendenza da loro. Per non parlare dei back up che si fanno di tutte le foto dei
figli per poi scoprire che non si ha neanche una foto del primo compleanno (ma
dove cappero le avrò salvate?)
Un capitolo a parte merita proprio la gestione dei figli, che ormai è diventata un lavoro a tempo pieno.
Fra attività
extrascolastiche, attività sportive, controlli su denti-occhi-schiena e, dulcis
in fundus, business dei compleanni, per
gestire un bambino devi avere una agenda da fare invidia a Marchionne.
Purtroppo in Italia e nei paesi mediterranei ci siamo
attorcigliati intorno ad un groviglio di norme e pastoie burocratiche che hanno
un costo economico e sociale molto elevato.
Che ci rubano tempo,
come se fosse normale averne in quantità, mentre oggi è diventata la risorsa
più preziosa.
L’unica vera semplificazione
è avvenuta con l’avvento di
Internet, con le informazioni a portata di mano e
tutto quello che si riesce a gestire on-line, destinato ad aumentare e semplificare
ulteriormente le nostre misere vite. E-mail, Whatsupp, Facebook, Amazon siti specializzati negli interscambi più
disparati, ci permettono di recuperare parte del tempo rubato dalla
complessità.
Mi spaventa però il
prossimo scenario di “Internet
delle cose”, quello in cui tutti gli oggetti di uso
comune saranno in grado di interagire fra di loro e accedere alla Rete e a
tutti i dati in essa contenuti per potere svolgere compiti complessi. In
pratica gli oggetti saranno in grado di monitorare il loro stesso uso.
E così quando il tuo
telefono sarà da cestinare ce ne sarà un altro a casa pronto ad aspettarti,
arriverà già programmato con i tuoi settaggi personali, uguale a com’era quando
ti ha lasciato poche ore prima, con buona pace delle attese per mancata
disponibilità del prodotto.
Bello, peccato che
questo significa che ci sarà qualcuno che sa tutto di me, e soprattutto: ma
se il meccanismo si inceppa io con chi me la prendo?
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