3 giugno 2015

ABBIAMO TUTTI VITE COMPLICATE (E COSTOSE)


 
Vite complicate
Abbiamo tutti vite complicate
 
Immagino che avrete già visto girare in rete o su whatsapp la filastrocca "Come hai fatto a sopravvivere?" dedicata a chi è stato bambino negli anni 70 e 80, che illustra la vita di un bambino di allora, meno sicura ma molto più semplice e spensierata di quella di un bambino di adesso.

Niente air bag, caschi, seggiolini, cinture di sicurezza. Tutto il giorno si stava fuori a giocare, non esistevano cellulari e Playstation, si mangiava burro e marmellata senzaingrassare perché ci si muoveva anziché stare davanti alle televisione, e i genitori non erano preoccupati se non  vedevano i pargoli per ore.

Da allora è passato qualche anno e piano piano tutto si è complicato. Quei bambini sono cresciuti e si sono trovati immersi un mondo completamente diverso da quello della loro infanzia.

Il contesto è cambiato, ora c’è maggiore scambio di merci, persone e soprattutto di informazioni che spingono ad una maggiore cautela. Di fronte a questo nuovo scenario si sono aggiunte leggi su leggi che limitano fortemente la libertà e soprattutto che complicano (e non poco) la quotidianità. Abbiamo reso le nostre vite più comode e sicure con l’aumento della disponibilità di oggetti e servizi, ma a quale prezzo?

Nel cercare di fare un elenco di come sono cambiate le nostre abitudini e capire fino a che punto ci siamo attorcigliati su noi stessi, ho identificato queste categorie di “complicazioni”.

1) Norme sulla sicurezza
Sono norme che sono state introdotte a nostra tutela e ormai ci siamo abituati, anche perché sappiamo che è per una” buona causa”, però aggiungono complessità e soprattutto costi. 

Mentre da una parte ci siamo rassegnati ad utilizzare casco e cinture di sicurezza,  dall’altra ho visto facce abbattute e rassegnate all’ultima assemblea di condominio davanti ai costi proposti per la messa a norma dei garage e, ultima chicca, il “cavo linea vita e dispositivi di ancoraggio” obbligatorio da gennaio 2015 in Emilia Romagna quando si fanno lavori di ristrutturazione. Certo, chi vuole avere un operaio edile sulla coscienza? Nessuno credo, per cui meglio arrotondare in eccesso il bonifico all’amministratore e dormire sonni tranquilli.

Per non parlare di tutto quello che ruota intorno alla gestione di una caldaia, come già scritto in un precedente post. E i controlli preventivi sulla salute? Teoricamente dovrebbe passarli il servizio sanitario nazionale ma poi, visti i tempi di attesa, si finisce per pagarli di tasca propria a causa del terrorismo psicologico a cui siamo sottoposti.

2) Norme burocratiche
Sono quelle  che mi danno più fastidio perché hanno complicato la vita solo di quelli che le norme le rispettavano già, gli altri invece, i cosiddetti “furbi”, continuano beatamente a fare quello che vogliono. Non essendo in grado attuare gli opportuni controlli, lo Stato continua ad imbrigliarci con regole su regole che vengono rispettate solo dai "soliti noti". 

Prendiamo ad esempio le norme-zimebello sulla privacy. Si compilano e si danno autorizzazioni firmando fogli su fogli e poi al telegiornale alla prima occasione viene sbattuto il mostro in prima pagina, o vengono spifferate intercettazioni finto-segrete senza nessun ritegno.

Ma senza andare a questi livelli, al centralino di un CAF ho sentito fare domande riservatissime ad una malcapitata cittadina che voleva compilare l’ISEE con una folla di curiosi in attesa che non poteva fare a meno di ascoltare.

3) Oggetti che aumentano il benessere. Solo per citarne alcuni:

 - Oggetti per l’automobile: finestrini elettrici, aria condizionata, sensori di parcheggio, navigatore satellitare, gomme termiche. Tutto elettrico, tutto automatizzato. Peccato però che se non ti sposi un elettrauto o un meccanico ogni 3x2 all’uscita del lavoro devi passare a farti controllare la vettura per qualche problemino.

Vite complicate- Informatica: telefonini, pc, tablet, smartphone. Splendidi, finchè funzionano, perchè poi quando smettono di funzionare ci fanno capire quanto è aumentata la nostra dipendenza da loro. Per non parlare dei back up che si fanno di tutte le foto dei figli per poi scoprire che non si ha neanche una foto del primo compleanno (ma dove cappero le avrò salvate?)

Un capitolo a parte merita proprio la gestione dei figli, che ormai è diventata un lavoro a tempo pieno.

Fra attività extrascolastiche, attività sportive, controlli su denti-occhi-schiena e, dulcis in  fundus, business dei compleanni, per gestire un bambino devi avere una agenda da fare invidia a Marchionne.

Purtroppo in Italia e nei paesi mediterranei ci siamo attorcigliati intorno ad un groviglio di norme e pastoie burocratiche che hanno un costo economico e sociale molto elevato.
Che ci rubano tempo, come se fosse normale averne in quantità, mentre oggi è diventata la risorsa più preziosa.

L’unica vera semplificazione è avvenuta con l’avvento di Internet, con le informazioni a portata di mano e tutto quello che si riesce a gestire on-line, destinato ad aumentare e semplificare ulteriormente le nostre misere vite. E-mail, Whatsupp, Facebook, Amazon  siti specializzati negli interscambi più disparati, ci permettono di recuperare parte del tempo rubato dalla complessità.

Mi spaventa però il prossimo scenario di “Internet delle cose”, quello in cui tutti gli oggetti di uso comune saranno in grado di interagire fra di loro e accedere alla Rete e a tutti i dati in essa contenuti per potere svolgere compiti complessi. In pratica gli oggetti saranno in grado di monitorare il loro stesso uso.

E così quando il tuo telefono sarà da cestinare ce ne sarà un altro a casa pronto ad aspettarti, arriverà già programmato con i tuoi settaggi personali, uguale a com’era quando ti ha lasciato poche ore prima, con buona pace delle attese per mancata disponibilità del prodotto.

Bello, peccato che questo significa che ci sarà qualcuno che sa tutto di me, e soprattutto: ma se il meccanismo si inceppa io con chi me la prendo?
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