Case: non si costruiscono ma si migliorano |
Lavorando
nell’ambito della termoidraulica seguo sempre con attenzione gli andamenti del settore edile. Anni fa lo
facevo per cultura e curiosità, ora lo faccio con maggiore trepidazione, perché
con la crisi e il fallimento di tanti nostri concorrenti voglio conoscere le
possibilità di portare a casa la pagnotta ancora con questo lavoro.
E
così negli anni ho visto e capito che l’edilizia segue dei cicli: in alcuni
periodi sono in auge le nuove costruzioni, in altri momenti invece il settore
si sostiene con le ristrutturazioni.
Ora pare che siamo all’inizio del settimo
ciclo ed è evidente la tendenza: non ci
costruisce più un tubo perché non si vende, mentre, grazie alle
agevolazioni fiscali, le manutenzioni
hanno continuato ad esserci e a crescere. In base ai dati CRESME (il centro
ricerca nazionale specializzato nel settore edile) il 70% del mercato delle
costruzioni italiane è fatto di ristrutturazioni del patrimonio esistente. Gli
eco-bonus fiscali Irpef del 65% e del 50%, riconfermati per il 2015, valgono più
di 1 punto di PIL, e rappresentano una delle più importanti misure anticicliche
degli ultimi anni. Per capirci, senza le agevolazioni fiscali su manutenzioni,
ristrutturazioni e riqualificazioni il nostro paese sarebbe già sprofondato da
un pezzo.
Il
patrimonio immobiliare invecchia ed è fisiologica una sorta di manutenzione di
urgenza: ci sono 2 miliardi di metri quadrati del patrimonio edilizio italiano
che necessitano di essere ristrutturati.
Oltretutto ogni giorno nascono nuove leggi che impongono la messa a norma degli
impianti, e grazie agli sgravi fiscali si accetta di sostenere un costo
maggiore oggi in cambio di un risparmio per il futuro.
Quali saranno allora i
focus del settore edile negli anni a venire?
1)
Prima di tutto il risparmio e
l’efficientamento energetico, con le caldaie a condensazione, i pannelli
solari, gli impianti a pavimento, gli isolamenti termici e chi più ne ha più ne
metta;
2)
Poi l’attenzione all’ambiente, con
il rinnovo, il riuso e la rigenerazione;
3)
Sempre più importante sarà la messa in sicurezza
degli edifici, con protezioni antisismiche e antialluvionali;
4)
Un occhio di riguardo andrà alla sostenibilità sociale, perché l’edilizia è da
sempre legata alle dinamiche demografiche
e all’immigrazione, e quindi serviranno abitazioni low-cost per le fasce più
deboli (o più furbe) della popolazione. L’inventore della stampante
tridimensionale a getto di cemento è un italiano, anche se i primi che hanno
iniziato ad usarla sono i cinesi. Hanno già fatto 10 case, per ora bruttissime,
ma riparliamone fra 3 o 4 anni!
5) Per contro ci sarà invece un’ampia fascia
di popolazione che guarderà sempre di più all’estetica,
al comfort e alla funzionalità, per il desiderio di migliorare il proprio
ambiente casalingo. Sembra infatti che la crisi e la maggiore casalinghità
abbiano dato una spinta alla voglia di spendere per l’habitat domestico.
6)
La gestione degli spazi sempre più
ridotti, che impongono nuove soluzioni creative per contenere in pochi metri
quadri quanto più possibile. Ma anche le variazione dei volumi, l’ampliarsi della zona bagno intesa sempre più come area
benessere e non latrina, a discapito di altri ambienti domestici.
Ma
l’aspetto che piace di più a me, quello che mi fa ben sperare per il futuro è
quello dell’intercooperazione, ovvero la progettazione integrata fra tutti
gli attori della filiera: architetti, ingegneri, installatori, imprese edili,
fornitori, ecc…, grazie ai modelli informatici a supporto della costruzione. Nei
paesi esteri sono già una realtà i cosiddetti BIM (bulding information
modeling), ovvero programmi che simulano le costruzioni con tutte le analisi dei
dati condivise. Prima o poi ci arriveremo anche noi.
Dov’è il vantaggio nell’avere
una visione anticipata e soprattutto integrata della costruzione o
ristrutturazione?
Nella
riduzione drastica del costo dell’errore,
che sembra possa arrivare sino al 40% del valore. Quante volte si comincia un progetto
con un prezzo e un tempo e poi si finisce in tutt’altro modo?
La
mancanza di comunicazione fra i vari attori del settore determina il
“magna-magna” della filiera. Prima si costruisce, poi arriva chi fa l’impianto
e spacca, poi si chiude e arriva l’elettricista che spacca anche lui. E il
malcapitato proprietario deve fare la matrisoka fra il lavoro dell’uno e quello
dell’altro, e per montare un rubinetto nel bagno finisce che deve avere già
comprato la cucina.
Se
la ristrutturazione degli edifici sarà il nostro futuro, probabilmente
prenderanno piede servizi chiavi in mano
con qualcuno che gestirà professionalmente per noi i rapporti con i protagonisti
della filiera, i quali non tutti saranno contenti perché molti di loro hanno
fatto del costo dell’errore il loro principale modello di redditività.
Ne
sa qualcosa chi sta ristrutturando casa.
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